Usare la religione, i suoi simboli, i suoi richiami emozionali non dovrebbe più fare parte del nostro costume politico, qualunque sia il nostro orientamento. E’ scandaloso e ingiusto.
Lo riconosco: è una cosa che mi urta, mi disturba, mi ferisce. Usare la religione, i suoi simboli, i suoi richiami emozionali non dovrebbe più fare parte del nostro costume politico, qualunque sia il nostro orientamento. C’ è innanzitutto una questione di rispetto di una sfera intima, profonda che ciascuno di noi, credente o non credente, ha nei confronti del sacro, del mistero dell’esistenza, del perché noi viviamo e moriamo. Credenti o non credenti è giusto preservare dalle strumentalizzazioni politiche questa dimensione, a volte ricca di sentimento, a volte di angoscia o di silenzio. Nessuno di noi ha diritto ad appropriarsene, nessuno di noi ha diritto di sventolarla in faccia agli altri per scopi politici o elettorali. In secondo luogo io, tu, voi possiamo essere cattolici, ebrei, mussulmani, protestanti o qualunque altra cosa (io non ho alcuna difficoltà a testimoniarmi cattolico) ma questo non significa che si abbia diritto a chiedere un consenso elettorale, un voto solo per il fatto di essere tali. Conosco ottimi cattolici che sono pessimi politici e ottimi politici che sono pessimi cattolici. Riprendiamoci la libertà di essere valutati per le cose che proponiamo nel concreto, non creiamo steccati, non cerchiamo finte sicurezze identitarie che poi servono soprattutto da alibi per fare le peggiori schifezze quando governiamo, legiferiamo, amministriamo. Infine c’è una questione di pudore: sì di pudore. Lasciatemi per una volta usare questa parola così fuori moda da sembrare ridicola: pudore. Non si può un giorno predicare l’astio, il rancore, l’intolleranza, la cacciata di tutti quelli che hanno il colore della pelle diversa dalla tua, difendere chi va in giro a sparare a persone innocenti (come è successo a Macerata)e poi ammiccare agli elettori cattolici da dietro un rosario, che è il simbolo assolutamente opposto e contrario a quell’astio e a quel rancore. Insomma è qualcosa di più di una presa in giro, è stata una violenza. Questo è il motivo per il quale per una volta ho deciso di non seguire la regola che mi sono dato da sempre che è quella di parlare solo delle cose positive sia di quelle che facciamo noi sia di quelle che fanno gli altri. Se c’è qualcosa di scandaloso, di ingiusto va detto. Altrimenti si diventa ignavi. Dunque l’ho detto e l’ho scritto.