Quale società stiamo costruendo?
Mi sono recato oggi pomeriggio con la senatrice Pina Maturani all’ospedale San Camillo per accertarmi delle condizioni del giovane bengalese aggredito due giorni fa da un gruppo di ragazzi romani al termine del suo turno di lavoro di notte. Questa mattina è stato operato e l’equipe medica ha pazientemente ricostruito gli zigomi letteralmente sbriciolati sotto i calci degli aggressori. Mi ha positivamente impressionato la cortesia e la sensibilità dei medici del San Camillo e ho pensato che se la loro bravura è pari alla loro gentilezza questo ragazzo potrà tornare ad una vita normale. Certo si pongono alcune domande: visto che non ha nessuno ad accudirlo come farà quando verrà dimesso? Di cosa vivrà? C’è però una questione più generale: i ragazzi che hanno compiuto questo orribile gesto sono quasi tutti minorenni. Dai resoconti giornalistici sembra che dopo il pestaggio se ne siano andati tranquillamente a bere una birra come se nulla fosse. L’aggressione non aveva alcun motivo ma va diffondendosi la pratica del Bangla-Tour cioè di raid compiuti alla caccia di cittadini del Bangladesh noti per essere mansueti e non offensivi e dunque più facilmente vittime perché non reagiscono. Difficile non vedere un collegamento tra i messaggi di odio e di intolleranza che tutti i giorni vengono veicolati tramite i social media e i discorsi di alcune parti politiche e la loro messa in pratica da ragazzini che vivono senza altri riferimenti di principi e valori nei grandi centri urbani. Che tipo di società stiamo costruendo? La questione riguarda noi tutti e su noi tutti grava la responsabilità di creare le condizioni di maggior reciproco rispetto, di tolleranza, di ascolto e di coesistenza pacifica. Altrimenti in quel letto di ospedale, massacrato di botte, non ci sarà finito solo questo ragazzo bengalese ma il nostro sistema di valori che ci fa dire, a volte, di essere parte di una società civile.