Una chiacchierata con l’ambasciatore italiano in Kenya, Mauro Massoni.
Una chiacchierata con l’ambasciatore italiano in Kenya, Mauro Massoni.
https://www.facebook.com/senrobertocociancich/videos/1268913496574190/
Una chiacchierata con l’ambasciatore italiano in Kenya, Mauro Massoni.
https://www.facebook.com/senrobertocociancich/videos/1268913496574190/
Una chiacchierata con il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Mario Giro sui temi dei #migranti, #Libia, #ONG, #sicurezza e #Sviluppo #agenziaitalianacooperazionealloSviluppo
https://www.facebook.com/senrobertocociancich/videos/1260681110730762/
Una chiacchierata con Sandro Gozi sui temi del futuro dell’Europa.
https://www.facebook.com/senrobertocociancich/videos/1255783464553860/
Cinque anni fa una coppia di persone dello stesso sesso non aveva alcun diritto. Oggi ci sono le unioni civili.
Cinque anni fa le volontà di un malato sul proprio fine vita non avevano alcun valore. Oggi c’è il biotestamento.
Cinque anni fa si pagava l’IMU sulla prima casa. Oggi la pagano solo i proprietari di case di lusso.
Cinque anni fa i genitori di persone con disabilità non avevano alcuna certezza per il futuro dei loro figli. Oggi c’è la legge sul “Dopo di noi”.
Cinque anni fa non esistevano misure universali contro la povertà. Oggi c’è il Reddito d’Inclusione.
Cinque anni fa i reati ambientali non erano punibili. Oggi c’è la legge sugli ecoreati.
Cinque anni fa tonnellate di cibo in eccesso venivano sprecate. Oggi, con la legge sullo spreco alimentare, è più semplice destinarle a fini di solidarietà sociale.
Cinque anni fa non c’era l’Autorità nazionale anticorruzione. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era il codice antimafia. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era il reato di omicidio stradale. Oggi c’è.
Cinque anni fa dieci milioni di dipendenti sotto i 1.500 euro non ricevevano alcun aiuto. Oggi ricevono 80 euro al mese in più.
Cinque anni fa datori di lavoro disonesti potevano far firmare alle loro dipendenti un documento per poterle “dimissionare” in caso di gravidanza. Oggi le “dimissioni in bianco” sono impossibili.
Cinque anni fa il PIL era a -2,4. Oggi è +1,6.
Cinque anni fa gli occupati in Italia erano 22 milioni. Oggi sono 23 milioni. Un milione di posti di lavoro in più (la metà a tempo indeterminato).
Cinque anni fa non c’era la legge sulla ciclabilità. Oggi c’è.
Cinque anni fa i miliardi recuperati dall’evasione fiscale erano 12. Oggi sono 20.
Cinque anni fa 100mila docenti erano precari. Oggi sono di ruolo.
Cinque anni fa per ottenere il divorzio bisognava aspettare tempi lunghissimi. Oggi c’è il divorzio breve.
Cinque anni fa nessuno credeva che i lavori per la Variante di Valico, per il Quadrilatero, per la Salerno-Reggio Calabria sarebbero terminati. Oggi sono terminati.
Cinque anni fa punire il caporalato era complicato. Oggi c’è una legge apposita.
Cinque anni fa non c’era il processo civile telematico. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era la riforma del Terzo settore. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era il bonus cultura per i 18enni. Adesso c’è.
Cinque anni fa i docenti non ricevevano alcun sostegno per la loro formazione. Oggi hanno una card da 500 euro.
Cinque anni fa non c’era la responsabilità civile dei magistrati. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era il bonus bebè. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era la dichiarazione dei redditi precompilata. Oggi c’è.
Cinque anni fa non c’era il cumulo gratuito delle pensioni. Oggi c’è.
Cinque anni fa i furbetti del cartellino proliferavano nella totale impunità. Oggi per legge rischiano il licenziamento immediato.
Cinque anni fa chi investiva in cultura non aveva alcuna agevolazione. Oggi c’è l’Art Bonus.
Cinque anni fa non c’erano giorni gratuiti per l’ingresso nei musei. Oggi si entra gratis ogni prima domenica del mese.
Cinque anni fa non c’era un piano nazionale per la Banda ultra larga. Oggi c’è.
Cinque anni fa l’imposta sul reddito delle società (IRES) era al 27.5%, ora è al 24%.
In quest’ultima settimana di campagna elettorale ricordiamo a noi stessi e agli altri cosa siamo stati capaci di fare. Con orgoglio, a testa alta, e senza paura. Questo è il PD!
Tic, tac, tic, tac il tempo passa rapidissimo e siamo già alla fine di questa breve campagna elettorale. Domenica si va al voto (mi raccomando: si va!) e vorrei condividere con tutti voi amici che mi avete seguito, incoraggiato, preso in giro, sostenuto alcune riflessioni. Innanzitutto, dopo esserci passato in mezzo, vorrei ribadire che la politica è qualcosa di atroce e meraviglioso. Atroce perché la densità di sofferenza, di pathos, di ansia, di speranza, di illusione-disillusione-nuovaillusione è quasi senza pari. Qualcuno di voi è mai stato innamorato? Lei vi teneva sulle spine? Avete mai sognato come sarebbe stata la vita se lei…. ? Bene, la politica è più o meno la stessa cosa, quella cosa lì. Atroce come un batticuore. La politica è inoltre anche (una atrocità) meravigliosa perché ci consente di conoscere, confrontarci, misurarci con tutti i principali temi e sfide del nostro tempo costringendoci a prendere una posizione. Nel corso della legislatura mi sono occupato di programmi spaziali, della larghezza delle gabbie delle galline ovaiole, dei termini di prescrizione per determinati reati, di missioni militari all’estero, di etichette sull’olio di oliva, di coperture finanziarie (e ovviamente anche di molte altre cose). Ho avuto la possibilità di allargare la mia mente, il mio cuore, la mia conoscenza degli uomini e del mondo. Sono un uomo molto fortunato e questo, lungi dal farmi sentire tranquillo, mi spinge a domandarmi cosa posso fare per essere all’altezza della mia buona sorte. Giunge un momento nella vita in cui sentiamo una certa urgenza di “restituire” le cose belle e buone che la vita ci ha dato. Vabbè questo è un discorso che rimane aperto e che magari riaffronterò nei giorni che verranno.
C’è una seconda riflessione. io ritengo che l’Italia sia un Paese che sta cercando di guarire da una serie di malattie che lo hanno profondamente debilitato. Non mi riferisco solo ai dati economici (certo, anche a quelli) ma soprattutto alla mancanza di fiducia in noi stessi, al clima di generale discordia che ci divide e ci azzoppa, alla mancanza di ambizione collettiva. Una malattia che potremmo chiamare “Rassegnazione”.
Eppure ci sarebbero tanti motivi per guardare con fiducia al futuro: è di oggi la notizia che la disoccupazione giovanile è al suo minimo dal 2011, così pure quella femminile, che il PIL cresce (1,5%), che arretra il debito, che il deficit va meglio delle previsioni. Nei giorni scorsi abbiamo letto del record dell’export, della bilancia commerciale, del fatturato delle imprese… insomma tutti gli indicatori sono buoni, abbiamo imbroccato una strada molto positiva per quel che riguarda l’economia e servirebbe solo continuarla e darle maggiore spinta. Alcune riforme promettono di dare frutti positivi anche a breve (la Nuova Sabatini, super-ammortamento, iper-ammortamento, PIR, Patent Box, forme di sostegno per la Ricerca sviluppo, la formazione, industria 4.0) sono state ridotte le imposte alle imprese dal 27,5% al 24%, le tasse sulla prima casa, la dichiarazione precompilata, gli 80 euro… insomma sono state prese tantissime misure che daranno continuità alla ripresa.
Anche sul piano dei diritti civili e sociali sono state realizzate riforme importanti, garanzie per le persone fragili (la legge sul dopo di noi, la tutela delle donne vittime di violenza, lo stalking il divieto di dimissioni in bianco, cyberbullismo, la legge sullo spreco alimentare, la riforma del terzo settore, la riforma della Cooperazione allo Sviluppo, il reddito di inclusione, il caregiver, il servizio civile universale, l’elenco potrebbe continuare a lungo) per non parlare delle grandi riforme sui temi della giustizia, del mercato del lavoro della P.A., della scuola (ivi compresi grandi investimenti sull’edilizia scolastica e le scuole innovative).
L’Italia ha ripreso credibilità internazionale e in Europa dopo essere stata a lungo lo zimbello o lo zerbino dei nostri vicini. Sono stati imposti in ambito UE temi importanti come la dimensione della crescita in aggiunta alla stabilità, la questione di un piano comune per l’Africa, la necessità di una strategia comune per la questione migranti.
Ciò nonostante prevale in tanti di noi un sentimento di stanchezza, disorientamento, la ricerca di scorciatoie che magicamente annullino tutta la fatica che ci resta da fare. Compaiono sulla scena tanti pifferai magici che promettono cose mirabolanti a poco prezzo. La verità è che ci farebbero tornare come Pinocchio e Lucignolo nel Paese dei balocchi. In questo clima di incertezza fa breccia il messaggio semplicistico di chi ha poche cose da dire, alcune parole d’ordine (prima gli italiani!) e soprattutto di chi agita i fantasmi della paura. La paura è un sistema che ha sempre funzionato per governare un Paese. La gente quando ha paura obbedisce più facilmente, si affida al demiurgo, zittisce il dissenso. Abbiamo molti demiurghi in fila per entrare in scena (Grillo e Salvini per esempio) e vediamo tra le loro fila come vengono trattati i dissidenti.
Il Partito Democratico ha una squadra di persone estremamente competenti che hanno fatto molto bene durante l’ultima legistatura e un leader carismatico votato da 1,7 milioni di persone che ha saputo fare anche molti passi di lato quando è stato necessario. Personalmente sono fiero di fare parte di questa squadra composta anche da tante persone generose che a tutti i livelli si impegnano con umiltà a fare tutto quello che è possibile per preparare un futuro migliore.
Il desiderio di futuro deve essere più forte della nostra fatica, la testa e il cuore devono essere più forti della pancia. Ci sono tante cose belle e importanti che ci rimangono da fare. Non lasciamo che questo cammino così faticosamente intrapreso si fermi ora. Portiamo a termine questo ardito progetto di riforme e di modernizzazione del nostro Paese. Facciamolo con entusiasmo, senza parlare male degli altri che pure ci insultano ma per l’amore che portiamo ai nostri figli e nipoti a cui vogliamo lasciare un futuro da vivere a testa alta.
Io voto e mi candido nel Partito Democratico. Lo faccio con grande convinzione e orgoglio. Invito anche voi a fare lo stesso e a darci una mano. Andiamo avanti insieme, liberi dalla paura.
Roberto Cociancich