Il canto libero di Hevi Dilara
Nei prossimi giorni sarò in Kurdistan in visita ad una terra ed un popolo profondamente martoriati.
La musica e la poesia sono espressioni di libertà. Parole e note ci accompagnano attraverso introspezioni, liberano emozioni, contestazioni, raccontano lacrime e gioie. Chi scrive e chi compone, chi canta e chi recita, chi narra la libertà è davvero libero?
A questa domanda potrebbe rispondere con profonda amarezza e dolore Hevi Dilara, musicista e poetessa curda, in fuga dalla sua terra da quasi vent’anni e che ho incontrato pochi giorni fa. Un incontro per me emozionante.
Figlia di una terra che cerca indipendenza ed autodeterminazione, di una terra dove il terrore si impara prima di saper camminare, Hevi è nata nel Kurdistan del NordOvest ( Turchia del Sud-Est). Ha imparato a sopravvivere alla paura sin da piccola, superando presto il trauma di repentini cambiamenti e spostamenti, degli arresti del padre, repressioni fisiche e culturali. Hevi è una musicista, fa parte di una band. Ma in Turchia è vietato parlare la lingua curda, figuriamoci cantarla! Per questo, lei ed i membri della sua band vengono imprigionati. Il batterista muore a seguito delle torture subite. Hevi in quel tempo ha 22 anni e, su incoraggiamento del padre, si nasconde sotto un tir a Salonicco per fuggire e sopravvivere. Si risveglia a Milano. E’ il 1996 ed Hevi rinasce libera, in una terra che non è la sua. Sarà libera sin quando non deciderà di tornare in Turchia: lo farà quando tutti i suoi fratelli curdi potranno essere liberi.