Oggi pomeriggio in Senato si prosegue l’esame del disegno di Legge Europea 2015-16 di cui sono relatore.
Di seguito il testo e qui il video della mia replica in Aula.
Per approfondire, qui il dossier del Servizio Studi del Senato.
COCIANCICH, relatore sul disegno di legge n. 2228. Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti i colleghi intervenuti per aver apportato un ulteriore contributo a questo dibattito e al disegno di legge europea 2015. Il dibattito ha fatto seguito a un’ampia discussione in 14a Commissione, dove sono prevalsi toni decisamente più urbani rispetto a quelli oggi espressi da alcuni colleghi. Mi riferisco in particolare alla senatrice Fattori e mi dolgo che, quando ci si trova in Aula, ci sia sempre il richiamo della foresta per cui, probabilmente essendoci delle telecamere e la possibilità di rivolgersi ai propri elettori o presunti tali, si debba necessariamente arrivare ad usare espressioni che sfiorano l’ingiuria nei confronti di colleghi che invece si sono molto impegnati. Vorrei parlare non a favore del mio lavoro, ma di quello dei nostri colleghi di Commissione, i quali non meritano di essere bollati come persone che non si sono impegnate in questa discussione, che è stata ampia, approfondita, molto pacata. È stato fatto uno sforzo da parte di tutti per cercare di cogliere anche il punto di vista altrui; infatti, il bello del lavoro nella 14a Commissione, di cui mi onoro di far parte da tre anni, è sempre stato quello di trovare una modalità di rispetto reciproco e di attenzione. Tutti, infatti, mettiamo in evidenza gli interessi italiani, al di là delle giuste rivendicazioni di una posizione politica. Chiedo quindi innanzitutto maggior rispetto per il lavoro svolto.
Vorrei altresì riferirmi alla questione pregiudiziale: non può rimanere senza commento il fatto che non soltanto essa interviene su una materia sulla quale c’era stato un consenso unanime in Commissione, ma è stata presentata addirittura verbalmente. Signor Presidente, credo che questa sia una novità nella tradizione del Senato; mi domando perfino se fosse ammissibile. È stata presentata senza indicare l’oggetto, ovvero la norma incriminata che avrebbe travolto tutto il provvedimento. Se fossimo in un’aula di tribunale, si sarebbe dovuto dire che era nulla per indeterminatezza dell’oggetto. Oggi il Senato è stato chiamato a votare senza sapere su cosa stava votando, e trovo che questo sia un fatto assolutamente da non ripetere; quindi chiedo che questa decisione della Presidenza non costituisca un precedente per il futuro, altrimenti potremmo presentare delle pregiudiziali di costituzionalità come se fossimo al bar.
Non si è tenuto conto del fatto che esiste uno strumento regolamentare che consente, sia alle Commissioni che all’Assemblea, di contrastare il pronunciamento della 5a Commissione, tant’è che con una maggioranza particolare si può superare anche il parere contrario di quella Commissione. Non so esattamente a cosa si riferisse il senatore D’Alì quando ha presentato la questione pregiudiziale; non lo so perché non lo ha detto, quindi nessuno di noi può saperlo, ma se si riferiva a un caso in cui la 5a Commissione si era espressa contrariamente, va detto che anche il suo Gruppo ha votato a favore in quella Commissione, quindi egli oggi ha in qualche modo sfiduciato il suo stesso Gruppo; in ogni caso esistono altri strumenti regolamentari per poter superare questa eccezione.
Vorrei dire qualcosa rispetto alle osservazioni fatte oggi da alcuni colleghi.
È certamente condivisibile la perplessità e, a volte, anche lo stupore nei confronti di una politica europea che si preoccupa molto di questioni di dettaglio, come l’etichetta dell’olio o l’origine del miele, e poi si disinteressa totalmente di migliaia di persone che muoiono nel Mediterraneo.
Questa non è l’Europa che vogliamo. Questo non è il tipo di Unione europea che vogliamo costruire. È l’Unione europea che abbiamo quando abbandoniamo gli aspetti valoriali e dimentichiamo i valori ispiratori dell’Unione europea. Questo è grave, ma è anche frutto di una politica che si è protratta per almeno dieci anni.
L’Unione europea non è una istituzione neutra. Ci sono delle maggioranze, anche politiche. Questo è il frutto, un po’ avvelenato, di una Commissione europea dominata da maggioranze di centrodestra e dalla Commissione Barroso, che ha fatto della peculiarità dell’Unione europea un aspetto burocratico.
Quindi, quando noi oggi lamentiamo, e sentiamo lamentarsi anche altre forze, del fatto che l’Unione europea sia diventata molto burocratica, questa è la logica conseguenza di un certo tipo di politica. Non è un fatto casuale. Noi ci stiamo battendo perché questo non avvenga più, e l’azione del Governo italiano ha fortemente richiamato i nostri partner europei e le istituzioni europee a un diverso atteggiamento.
Bisogna anche dire, però, che non è violando le norme dei trattati e andando incontro a delle sanzioni che possiamo meglio tutelare l’Unione europea e il nostro Paese. Ha ragione il senatore Tremonti quando invoca il criterio della sussidiarietà. Peccato che non sia questo il luogo dove esso andava invocato, perché non bisogna invocare la sussidiarietà quando si tratta di sanare le infrazioni. La sussidiarietà va invocata quando si fanno le norme e si procede, nella cosiddetta fase ascendente, all’attività normativa regolare nelle Commissioni. È lì che noi difendiamo i valori dell’Italia, gli interessi degli italiani e il principio di sussidiarietà. Invocarlo quando siamo nell’ambito della legge europea significa dire una cosa giusta nel posto sbagliato.
Quindi, bisognerebbe anche avere il buon senso di scegliere il momento opportuno per fare certe affermazioni anche un po’ pirotecniche, come è nella tradizione retorica del senatore Tremonti.
Soprattutto, bisogna avere la consapevolezza che le infrazioni che oggi stiamo fronteggiando sono il portato della sedimentazione di una serie di malepolitiche messe in opera non soltanto negli ultimi tre o quattro mesi. Questo è ridicolo perché, in realtà, tutte le infrazioni di cui stiamo parlando risalgono ad anni antecedenti al 2011, quindi ad altre legislature e ad altri Governi.
Francamente, lascia un po’ perplessi sentire oggi coloro che erano al Governo quando si sono creati i presupposti per l’infrazione pontificare sul fatto che poi la stessa si è in qualche modo trasformata in una procedura d’infrazione.
Evitiamo oggi di creare un arretrato ed evitiamo di arrivare sempre all’ultimo momento. È vero che in questa legge europea ci sono delle procedure che non sono ancora arrivate a una procedura di infrazione e che siamo in un caso ancora precedente. Mi domando, però, per quale motivo dovremmo arrivare all’infrazione e per quale motivo dovremmo negoziare sotto la spada di Damocle di una sanzione così consistente.
Ieri, nella mia relazione avevo accennato a quali sono le sanzioni, che hanno importi assolutamente pesanti. Per ciascuna infrazione l’Italia dovrebbe pagare 8,916 milioni di euro, oltre a una penalità di mora di 10.753 euro al minimo o 645.000 euro al massimo per ogni giorno di infrazione. Per quale motivo dovremmo metterci nella condizione di subire questo tipo di penalità e quindi negoziare in ginocchio?
Lo domando a coloro che si sono lamentati del fatto che si sia voluta anticipare la procedura. Oggi possiamo trattare a testa alta. Domani negozieremmo in ginocchio. Quindi è assolutamente eccentrica la posizione di chi dice che potevamo ancora aspettare: ma per andare incontro a che cosa?
Oggi abbiamo fatto un’azione importante. Abbiamo il record storico di riduzione del contenzioso, essendo scesi di quasi 40 procedure. Mentre all’inizio del mandato del Governo in carica eravamo a 120 procedure di infrazione, oggi siamo arrivati a 80. Questo è il modo con il quale oggi noi tuteliamo i nostri interessi e quelli degli imprenditori e dei cittadini italiani.
L’ultimo punto riguarda la questione dei giochi. La senatrice Fattori forse se ne è dimenticata (immagino che non l’abbia fatto apposta, altrimenti avrebbe fatto qualcosa che non meriterebbe la nostra approvazione), ma ha omesso nel suo intervento di ricordare che in Commissione è stato approvato a larga maggioranza un importante ordine del giorno con il quale non soltanto abbiamo dato un’indicazione su come trattare le vincite nelle case da gioco, ma abbiamo anche impegnato il Governo a destinare la tassazione che deriverà dalle vincite del gioco online alla cura della ludopatia.
Quindi, se c’è una misura che è stata adottata in maniera concreta da parte della Commissione, e quindi del Parlamento, è stata proprio quella di ribadire l’impegno contro la ludopatia, cosa che invece, purtroppo, gli ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle si erano accuratamente dimenticati di fare.
Non accettiamo lezioni su questo punto. Abbiamo fatto un lavoro serio, importante e lo rivendichiamo con orgoglio.