Pastori con l’odore delle pecore
Tenebre e luci, speranze e disillusioni… Doveva essere una settimana di fatiche e patimenti, una settimana di passione e indubbiamente…. lo è stata. Al tempo stesso di grandi squarci azzurri in un cielo ingombro di nuvole. Cominciamo dalle bellissime parole del Papa Francesco: “Siate pastori con l’odore delle pecore”. Poche parole che racchiudono un’intuizione straordinaria, un’ immagine che va dritta al cuore. E’ un invito che vale per tutti. Non solo per i preti, ma anche per i politici (che troppo spesso si rinchiudono nelle loro torri d’avorio, in circoli autoreferenziali, in un linguaggio incomprensibile a chi non è loro adepto). Direi, inoltre, anche per gli avvocati, per i medici, gli insegnanti, i professori universitari e in generale tutti coloro che possono godere di una posizione di privilegio o di sia pur piccolo potere.E’ l’odore degli altri che dobbiamo tornare a respirare, dobbiamo metterci nella loro pelle, sforzarci di guardare il mondo anche attraverso il loro sguardo, sentirlo attraverso le loro aspirazioni e le loro ansie. Senza questo atteggiamento le parole rimangono vuote e senza eco, non abbiamo vera credibilità e i nostri sforzi risultano vani. Io conosco un vero pastore che odora di pecore e sono felice di parlarne oggi. E’ Don Marco Recalcati, col quale ho avuto il privilegio di percorrere tanti chilometri, zaino in spalla, uno affianco all’altro, nel deserto al passo dei Goum. Ci eravamo reciprocamente cercati a metà gennaio, con l’impazienza, anzi l’urgenza di raccontarci delle cose importanti. “Ti devo dire una cosa incredibile” gli avevo detto. “Anche io” mi aveva replicato, “Chi comincia per primo?” “Comincio io perchè la mia, eh, eh, ti lascerà senza parole” avevo replicato. “Allora dimmi, sono curioso”. “Non ci potrai credere: mi è stato proposto di diventare Senatore… ( e poi giù, tutta una serie di inutili dettagli frutto della mia supponenza). Don Marco mi ascoltava e annuiva con la testa come per rassicurarmi che sì, certo, ero una persona davvero importante… Alla fine del mio monologo mi viene in mente di chiedergli “E tu cosa volevi dirmi?”. Silenzio. Sguardo innocente e al tempo stesso lievemente sornione che abbraccia come una lama tutta la Piazza Duomo “Mah, niente….. mi è stato chiesto se voglio diventare cappellano del carcere di San Vittore…”. Sento un tuffo al cuore. “Cosa?! Ma sono impazziti? Spero che tu gli abbia detto di no…” Ma non avevo finito di dire queste parole che avevo capito da come guardava la punta delle scarpe che era esattamente quello che intendeva fare. “Non fare sciocchezze, è un ambiente difficilissimo, io non lo farei per tutto l’oro del mondo…”. “Ci penserò, ti farò sapere, prega per me… E poi anche tu, mi raccomando…”. Ed è così che più o meno nelle stesse ore in cui io infilavo il portone di Palazzo Madama lui infilava quello di Via Filangeri. Qui trovate una sua intervista.
Una settimana di tenebre. Come quelle che hanno avvolto un grande poeta del nostro tempo e della città che abito e che amo: Enzo Jannacci. Quante invenzioni, quanto storie straordinarie di uomini ordinari, quante canzoni cantate al fuoco di bivacco o in macchina mentre si tornava dal mare con la famiglia. Tutte canzoni che nota dopo nota hanno contribuito a costruirci, ad addomesticare lo sguardo che portiamo sul mondo, l’universo di sentimenti che ci abita. Ne cito alcune tra le mille che mi frullano in testa: Prete Liprando , l’Armando, Faceva il palo, Silvano, la Poiana, Veronica, Vincenzina e la fabbrica, il Bonzo, Si vede, Ragazzo Padre, C’è un fiore di campo,… Ecco vorrei portare anche io un fiore di campo martedì prossimo alla Basilica di Sant’Ambrogio per dire semplicemente: grazie Enzo.
Ci sono poi due canzoni struggenti, due storie di soldati Soldato Nencini e Sei minuti all’alba sfortunati e al tempo stesso pieni di dignità che mi piacerebbe cantare all’orecchio dell’ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata il quale questa settimana, dopo avere coperto di disonore e ridicolo il nostro Paese nella vicenda dei Marò dapprima trattenuti e poi rispediti in India, ha ritenuto di coprire di disonore e ridicolo anche se stesso fuggendo dalle proprie responsabilità quando era stato chiamato a risponderne davanti al Senato. Qui trovate il resoconto del dibattito del 27 marzo 2013. Siamo davvero nelle tenebre più oscure.
Il Senato ha avuto anche modo di occuparsi degli esiti del Consiglio Europeo del 14 e 15 marzo durante il quale il Presidente del Consiglio Monti ha comunicato le misure che il governo intende adottare (grazie al fatto che l’Italia sembra poter uscire dalla procedura di deficit eccessivo) e in particolare l’allentamento del vincolo del patto di stabilità interno il che consentirà alle pubbliche amministrazioni di utilizzare i soldi che hanno in cassa per pagare i propri fornitori. Come noto infatti fino ad oggi, a causa del patto di stabilità, i Comuni pur incassando con una mano dai cittadini tasse e imposte locali ed avendo somme liquide in cassa non potevano con l’altra pagare i debiti contratti con i propri fornitori e con coloro che avevano effettuato lavori per l’Ente. Una vera assurdità e un’ingiustizia che ha spinto migliaia di piccole e medie imprese verso il baratro del fallimento avendo come unica colpa quella di essersi fidati dello Stato. Inoltre Il Governo ha annunciato che renderà disponibili 20 miliardi di Euro nel 2013 e altri 20 miliardi nel 2014. Non è chiaro se questo intervento andrà innanzitutto a beneficio delle banche o del sistema delle imprese le quali appaiono davvero senza più ossigeno. Anche qui, al di là delle parole, sembrano dominare l’oscurità e sono davvero rari i raggi di luce.
Settimana di passione doveva essere anche per la formazione del Governo e difatti si è rivelata una Via Dolorosa ancora più del previsto. Il tentativo di Bersani non sembra andato a buon fine: paletti, condizionamenti, anche qualche insulto… Sembrava che tutto dovesse precipitare al peggio: dimissioni del Capo dello Stato, fine immediata della legislatura, nuove elezioni al buio. Per fortuna Giorgio Napolitano ha adottato il motto del Governo di Sua Maestà durante i bombardamenti di Londra: “Keep calm and carry on” (Mantieni la calma e vai avanti). Adesso è il turno di dieci saggi, faranno delle proposte, i partiti avranno forse un po’ più di tempo per riflettere sui danni che cagionerebbero al Paese se continuassero a litigare fra di loro invece che cercare di risolvere i problemi concreti (cosa che invece darebbe loro un po’ più di credibilità). Guardiamo dunque anche noi al futuro con calma, ottimismo e un pizzico di autoironia. L’Italia è Paese di donne e di uomini straordinari, ricchi di passione, inventiva, competenze, voglia di impegnarsi. Non c’è ragione per la quale le cose non possano migliorare, dobbiamo soltanto ricominciare a credere in noi stessi. Vedo l’azzurro oltre il buio.
Buona Pasqua a tutti!