Settembre 2016
L’artista profugo palestinese che racconta i rifugiati.
Diritti umani, buona informazione e arte, questi i temi di cui parlerò oggi alle 11.30, alla Sala Caduti di Nassiriya in Senato, insieme all’ambasciatrice della Palestina in Italia, Dra Mai Alkaila, al segretario aggiunto della Federazione della stampa, Mattia Motta, all’ex sottosegretario alla Cultura Vincenzo Vita, membro di Articolo 21, e all’artista Abdul Rahman Katanani, 33enne palestinese che nonostante il successo delle sue sculture a livello internazionale, quotate e vendute anche da Christies, non ha voluto lasciare il campo profughi libanese in cui è nato e dove lavora e vive.
L’artista, a Roma per la sua prima mostra personale in Italia, è rimasto molto colpito dal terremoto dello scorso agosto nel Centro Italia e ha deciso di donare una delle sue istallazioni per la ricostruzione di Amatrice. Le sue opere sono simbolo di conflitto, sofferenza, sopravvivenza, speranza e anelito alla libertà, fisica e spirituale, la sua arte è al servizio dei diritti umani.
Un bel modo per affrontare argomenti importanti e delicati; un racconto di sofferenza e speranza assieme, fatto non solo di parole ma anche di impegno, immagini e arte.
Pagina su di me
Su di me
alcune cose che so…
Lombardia, la mia culla: la brughiera, le montagne, la nebbia, le acque
Di cosa è fatto un uomo lo dice molto la terra in cui è nato e cresciuto. Per me è la Lombardia, una regione bellissima, una gemma nel cuore dell’Europa, incastonata tra le montagne che poi diventano poco a poco Prealpi, colline, pianura.
Una terra fatta da uomini fieri, riservati che la sera all’imbrunire rientrano a casa percorrendo strade che scompaiono nella nebbia.
Quando ero bambino la misuravo allungando il braccio per vedere se scompariva la mia mano. Sono cresciuto sbucciandomi le ginocchia giocando con gli scout nei boschi della brughiera, vicino a Gallarate o nei cortili delle parrocchie dalle parti di Cantù e Fino Mornasco.
Crescendo mi sono rafforzato salendo le vie ferrate della Grigna e del Resegone, poi risalendo i sentieri della Val Codera, di Campo dei Fiori, del Monte Palanzone e della Val di Mello.
Ho imparato i nomi delle stelle guardandole da San Pietro in Civate e da Colico sulle sponde del lago di Como.
Prima ancora che di insegnanti professori questa è stata la mia scuola, questi i silenzi che mi hanno formato gli orizzonti che mi hanno segnato.
Divenuto adulto mi sono formato professionalmente incontrando chi ed opera nelle aziende tra Busto Arsizio, Figino Serenza e Merate. Gente che ha bisogno di concretezza, di risposte precise, che si misura tutti i giorni con le sfide e i problemi di far quadrare i conti, di innovare, fronteggiare la concorrenza internazionale.
Ecco alla fine io sono fatto di questo e sono profondamente a questa terra che mi ha partorito, la Lombardia.
Milano
Milano è la città dove sono nato, dove mi sono innamorato, dove ho studiato (Liceo Classico Manzoni) e mi sono laureato (in Giurisprudenza con una tesi in diritto internazionale privato e processuale), dove ho fatto il servizio civile (in una comunità di disabili collegata all’Istituto Don Gnocchi); insomma dove ho fatti i miei primi e i miei secondi passi nella vita. Qui mi sono sposato con Betty e dopo pochi anni ho avuto tre figli (Pietro, Valentina, Andrea) oggi tutti maggiorenni.
Basta un Sì
Sono stato attivamente coinvolto nella campagna referendaria per la Riforma Costituzionale promuovendo la costituzione di Comitati e Volontari per il Sì (www.bastaunsi.it) . E’ andata male, abbiamo fatto sicuramente molti errori ma è anche stata una grande occasione perduta per il nostro Paese.
Impegno politico
L’impegno nell’educazione e nella vita professionale mi portano inevitabilmente ad appassionarmi al dibattito sulle grandi sfide politiche che si rendono necessarie per ridare credibilità internazionale all’Italia e fiducia alle nuove generazioni.
Mi sembra necessario trovare le strade affinché l’intelligenza, la creatività, il gusto del bello, le capacità tecniche che così abbondano nel nostro Paese siano messe al servizio dello sviluppo dell’Italia e dell’Europa.
Ho partecipato con entusiasmo alla campagna di Matteo Renzi, che conosco e stimo grandemente, e confido che possa continuare nella sua azione di svecchiamento del linguaggio e della cultura politica, realizzando quelle riforme senza le quali rischiamo di scivolare inesorabilmente verso il declino. Sono stato eletto Senatore per la XVII Legislatura in Lombardia alle elezioni del Senato del 24/25 febbraio 2013 con il Partito Democratico.
Ho fatto parte della Commissione Esteri e capogruppo in quella delle Politiche Europee . Da marzo 2014 sono entrato a far parte della Commissione Affari Costituzionali. Il Presidente Grasso mi ha, infine, nominato membro permanente della Commissione Contenziosa.
Sono stato infine nominato Consigliere presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli Affari Europei sia sotto il Governo Renzi che il Governo Gentiloni collaboro con il Sottosegretario alle politiche europee Sandro Gozi. A metà del 2017 sono stato nominato Responsabile del PD per la Cooperazione Internazionale.
Alle elezioni del 2018 sono stato candidato al Senato nel Collegio Varese Como Lecco Sondrio ma non sono stato rieletto.
Mi sono quindi impegnato nel costruire la rete dei Comitati di Azione Civile – Ritorno al Futuro (Presidente del Comitato Nazionale). Nel 2019 ho aderito a Italia Viva e ho contribuito ad animare i comitati nella Zona di Milano.
Nel 2020 sono stato nominato coordinatore di Milano di Italia Viva insieme ad Alessia Cappello.
Ho partecipato attivamente al processo di riforma costituzionale presentando, tra l’altro, alcuni emendamenti volti a definire le funzioni del nuovo Senato (art. 55) che per me deve avere una dimensione europea e essere raccordo con gli enti territoriali.
Vita Professionale
Oggi sono avvocato (abilitato a patrocinare in Cassazione) ma la strada è stata lunga, bella, difficile. A partire dal 1987 sono stato praticante con gli avvocati Ruggero di Palma Castiglione e Tomaso Pignatti Morano, a loro devo quasi tutto ciò che ho imparato professionalmente. Passato l’esame da avvocato (all’epoca si diceva procuratore legale) mi hanno offerto di diventare loro socio. Nel 1996 ci siamo uniti allo studio Piergrossi Villa Manca Graziadei che più tardi è diventato la branch italiana dello Studio anglosassone Eversheds.
Nel 2004 con gli avvocati Cino Raffa Ugolini e Fabio Weilbacher abbiamo fondato lo studio CRW and Partners uno studio di diritto internazionale specializzato diritto civile, commerciale e societario. In particolare ho seguito progetti legati alla realizzazione di opere infrastrutturali, alla costruzione e gestione di impianti di energia, alla valorizzazione delle fonti rinnovabili, allo sviluppo del commercio con l’estero, agli investimenti di società straniere in Italia.
A partire dal gennaio 2015 abbiamo unito il nostro Studio a quello di altri colleghi costituendo una nuova realtà professionale chiamata CREA Avvocati Associati e della quale i miei soci mi hanno fatto l’onore di nominarmi Presidente.
Lo studio si è sciolto nel 2019 e attualmente esercito la professione come socio of Counsel dello studio
SZA. Dispongo inoltre di uno Studio Privato in Via Cappuccio 5-7 a Milano.
Sono stato cultore della materia di Diritto Pubblico alla facoltà di economia dell’Università Cattolica di Milano con i professori Emanuele Rossi, Agatino Cariola, Enzo Balboni.
Ho scritto le sezioni riguardanti il diritto italiano di “The European Company Laws” Ed. Sweet and Maxwell, di Londra (2008) e “Project Finance” ed. Thomson Reuter di Londra (2012) oltre a dei contributi sulla rivista Insurance Day su questioni di natura assicurativa. Ho viaggiato molto sia per incarichi professionali sia per partecipare ad eventi di associazioni internazionali di avvocati di cui faccio parte.
Sono stato relatore in congressi internazionali di avvocati a Washington, Londra, Parigi, Singapore. Molti dei miei clienti sono anglosassoni, considero la Francia la mia seconda Patria.
Per favore, siate custodi della creazione, dell’altro, dell’ambiente.
Papa Francesco
Vita Scout
Il 7 dicembre 2017 ho concluso il mio incarico di Presidente Mondiale della Conferenza Internazionale Cattolica dello Scautismo, carica che ho condiviso con lo statunitense Bray Barnes e l’Assistente Mondiale il francese Padre Jacques Gagey. In questo ruolo ho tenuto i rapporti tra il mondo scout e il Vaticano (in particolare il Pontificio Consiglio per i Laici) e l’Organizzazione Mondiale dello Scautismo (WOSM). Seguo il dialogo ecumenico ed interreligioso con i rappresentati delle altre confessioni religiose nello scautismo (in particolare Protestanti, Ortodossi, Ebrei, Mussulmani, Buddisti).
Per molti anni ho fatto parte della redazione di RS Servire. L’incontro con grandi figure come Vittorio Ghetti, Giancarlo Lombardi, Gege Ferrario, Andrea Biondi, Franco la Ferla (solo per citarne alcuni) è stata un’esperienza che mi ha molto arricchito sia umanamente che per lo scambio di idee.
Ho avuto il privilegio di svolgere molteplici ruoli in AGESCI: da caposestiglia dei mitici fulvi ad incaricato nazionale RS. In mezzo, tanti incontri, tanti volti, tante riunioni, tanti chilometri con lo zaino in spalla. Sono stato Capo Clan per 11 anni (ho svolto diversi ruoli a livello di Zona (Milano) e regione (Lombardia). Ho fatto anche il caporedattore della rivista Camminiamo Insieme, il Consigliere Generale, il componente del Collegio Giudicante, il Capo Campo CFA. Con Mario Zorzetto e Pierpaolo Campostrini ho contribuito alle operazioni Gabbiano Azzurro e Volo d’Aquila nei campi profughi della ex Jugoslavia e dell’Albania nel momento in cui l’unità politica e sociale di quei Paesi andava in frantumi. Insieme a Laura Galimberti ho organizzato le 100 route in Francia (1997) e il Roverway (2006). Con Noemi Ruzzi sono stato Incaricato al Settore Internazionale oltre che Commissario Internazionale della FIS (Federazione Italiana dello Scautismo). Ho scritto alcuni testi sullo scautismo (ad esempio Passi di vento sul tema delle scelte che facciamo quando abbiamo vent’anni). Quando posso vado in cerca delle vette delle montagne, delle vaste distese, del grande silenzio. Questo è ciò che ho imparato ad amare nello scautismo insieme alla passione per l’educazione.
Camminare davanti, sempre davanti!
Restare in piedi, quando gli altri di siedono.
Sorridere quando essi stringono i denti.
Offrire la propria acqua, quando hanno sete.
E il proprio cuore, quando ne hanno bisogno.
Portare su di sé la fatica dei deboli.
Illuminare quanti sono nelle tenebre.
Sperare per sei.Volere per dieci.
E, la sera, quando tutto dorme,
Parlare di loro al Signore.
Michel Menu
I Goum
Da molti anni cammino con i Goum, piccole tribù del deserto. Ho cominciato nel 1981 e non ho nessuna intenzione di smettere. L’incontro con Michel Menu è stato l’incontro della vita. Le mie scelte e la mia visione della vita sono state forgiate dalla strada che ho fatto con lui. Le amicizie più profonde sono nate proprio qui: in particolare Don Francesco Cassol, che mi manca molto, i padri della Comunità di Sant’Antimo vicino a Montalcino, Frère Luc, della Comunità di Taizé, Didier Rochard, Michel David, Stéphane de Saint Albin, Maria Gioia e Fabio Cenci, Elena e Stefano Scovenna, Anna ed Emilio Epis, Luisa e Paolo Lanaro (impossibile citarli tutti). I Goum sono stati l’esperienza che, insieme allo scautismo, ha cambiato e segnato per sempre la mia vita. Dal 2006 sono stato nominato “Vecchio Goumier” cioè il responsabile a livello internazionale di questa esperienza che oggi condivido insieme a Isabelle Talvande.
The spice of life
Amo il volo, la velocità e gli idrovolanti (sono iscritto all’Aeroclub di Como), mi piacciono le moto (ho una Triumph Bonneville e una Vespa), la musica jazz, Edith Piaf, Aretha Franklin e il grandissimo George Gershwin. Si lo so, non sono recentissimi, allora diciamo che oggi ascolto volentieri Amy Winehouse e poi, ovviamente, i Manhattan Transfer. Terra degli uomini è il libro che mi ha costruito (si, anche “Volo di notte“), poi ho amato Borges il cui stile sopraffino e inimitabile ho tentato volgarmente di imitare, il Jonathan Swift degli “Scritti satirici“, le poesie di Kavafis, mi sono perso a Macondo con Garcia Marquez, mi ha emozionato Romain Gary ; negli anni di gioventù ho sottolineato i libri di Albert Camus, di Jean Paul Sartre, di Herbert Marcuse, Omero, Pablo Neruda, Federico Garcia Lorca, Franz Kafka, Aldous Huxley, Ernest Hemingway, Jean Giono, Mark Twain, Emilio Salgari, Dino Buzzati, Jack London, George Bernard Shaw… Ma è meglio fermarsi qui perché a troppi sono debitore e non posso cominciare una lista senza fare dei torti a chi ne è escluso.
Sono un po’ ribelle… Mi piace la vita, cerco di viverla con un po’ di stile e di berla fino all’ultima goccia.
Milano – Dibattito con il Presidente ANPI Milano Roberto Cenati
Venerdì 16 settembre. Ospite del direttivo della FLAI (Federazione Lavoratori Agro Industria) aderente alla CGIL ho avuto il piacere di dibattere sui temi della riforma con Roberto Cenati, presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) di Milano. E’ già la seconda volta durante questa campagna referendaria che mi incontro con Roberto Cenati (la prima era stata ad un analogo incontro organizzato dalla UIL TUCS a Sesto San Giovanni). Mi è sembrato un incontro ricco di spunto e caratterizzato da un clima di dialogo e di rispetto reciproco. Poiché ero reduce da un dibattito svolto la sera prima a Cinisello Balsamo con un esponente di Forza Italia non ho potuto fare a meno di considerare come i sostenitori del NO siano ispirati da motivazione fra di loro opposte. Gli stessi motivi che inducevano Cenati a ritenere la riforma un azzardo e un passo troppo rischioso erano quelli che facevano ritenere al Senatore Mandelli di Forza Italia la riforma troppo prudente e cauta. Come è noto la CGIL ha approvato un documento in cui invita a votare NO al referendum anche se non mancano molte voci al suo interno che invece inviato a votare Sì così come hanno fatto altri sindacati. Anche all’interno dell’ANPI ci sono posizioni differenziate e io non ho dubbi che alla fine prevarrà in tutti il desiderio di un discernimento e una scelta personale. Sono però contento che si faccia strada un clima di ascolto e di curiosità anche tra il pubblico che aiuta tutti noi a meglio definire i motivi che ci spingono a sostenere l’una e l’altra posizione. Se riusciremo a mantenere questo clima sino alla fine sarà un passo avanti per tutto il nostro Paese.
Un grazie particolare a Giorgia Sanguinetti e a Teresa Cardona che hanno organizzato e agevolato questo incontro.
Cinisello – Dibattito a Villa Ghirlanda
Venerdì 15 settembre. Nel quadro incantevole di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo ho avuto il piacere di partecipare al dibattito organizzato dal Comitato “lasciamo una Costituzione migliore di come l’abbiamo trovata”. Molto interessante l’introduzione di Nando Pagnoncelli che sulla base di rilevazioni fatte da IPSOS ha messo in evidenza il rapporto contraddittorio degli italiani con le riforme: in astratto tutti le invocano ma nel concreto non vogliono che li riguardi direttamente. Effetto NIMBY (not in my back yard, non nel mio giardino…). Un pervaso desiderio di cambiamento e una sostanziale sfiducia nei confronti di chi dovrebbe realizzarlo. Venendo alle questioni sulla riforma è stato un piacere per me dibattere con il Senatore Andrea Mandelli, di Forza Italia, come sempre pacato e garbato, attento a stare sul merito delle questioni. Una domanda però è rimasta senza una vera risposta (non per colpa di Mandelli ma per ragioni oggettive): perché Forza Italia dopo ave
re votato la riforma nei suoi primi passaggi poi l’ha avversata? La verità è che non ci sono ragioni di merito dal momento che molte delle richieste fatte dalle opposizioni e dalle minoranze sono state accolte (oltre 120 emendamenti presentati in Parlamento). Il motivo per il quale Forza Italia e la Lega hanno cambiato idea sulla riforma non ha nulla a che vedere con la riforma: Berlusconi si è indispettito perché non voleva l’elezione di Matatrella a Presidente della Repubblica e la Lega (che pure aveva Calderoli come relatore insieme ad Anna Finocchiaro) ha cambiato segretario eleggendo Salvini che ha impostato una linea estremista e radicale incompatibile con gli intenti riformatori. Molti dei loro parlamentari però non li hanno seguiti e sono fuoriusciti da quei partiti continuando a votare per la riforma tanto è vero che lo scarto tra la prima votazione al Sena
to e l’ultima è stato di soli tre voti. Non è vero quindi che non ci sia stato un intento e uno sforzo serio di allargare il consenso politico intorno alla riforma con un atteggiamento inclusivo. Chi sostiene il contrario dice cosa contraria alla verità e quando uno fonda le proprie ragioni su argomenti contrari alla verità dei fatti è giusto che gli altri si domandino il perché e nutrano dei dubbi su quelle ragioni.
Grazie di cuore a Mauro Gandini, Lino Lacagnina e Daniela Gasperini per questo magnifico sforzo organizzativo.
Una riforma sulla libertà, l’indipendenza, e il pluralismo dell’informazione
Oggi il Senato ha approvato il ddl Editoria che ho seguito, con il ruolo di relatore, in Commissione Affari Costituzionali prima, e in Aula poi.
E’ un’altra riforma importante e necessaria per il nostro Paese: la nuova legge non solo garantirà risorse e una riorganizzazione normativa necessaria per il settore, ma getta anche le basi per avviare una riforma complessiva del sistema delle comunicazioni dando così una prospettiva alle imprese che vivono una situazione di crisi
Dopo un lunga e fruttuosa discussione, che ha visto tutte le componenti della filiera coinvolte anche su sollecitazione degli editori siamo arrivati a una sintesi ottimale, seppur perfettibile. E’ un primo passo per gettare le basi per il rilancio del comparto. Con l’ampliamento della platea dei destinatari del sostegno pubblico a radio e tv locali, la reintroduzione della distinzione tra testate nazionali e locali nel rapporto tra venduto e distribuito, uno dei criteri per accedere ai contributi (20% per le nazionali, 30% per le locali), la riduzione a dieci anni della durata della concessione del servizio pubblico e il tetto agli stipendi per dirigenti e personale della Rai a 240mila euro, in Senato abbiamo contribuito a migliorare il testo.
L’adeguamento del fondo per l’editoria è il punto centrale della riforma che in futuro sarà alimentato non solo da risorse statali, destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica, ma anche quelle per le emittenti locali. Il testo delega il governo a ridefinire l’intera disciplina, partendo dai beneficiari. Tra questi potranno esserci le cooperative giornalistiche ed enti senza fini di lucro, ma non i giornali di partito.
L’auspicio, ora, è che la Camera dia al più presto l’ok definitivo come, si spera, sia altrettanto per l’iter dei regolamenti dei decreti attuativi.
Qui trovate il testo del provvedimento.
Qui il provvedimento in pillole.