“Rapporto Sudan 2016”, per illuminare le crisi dimenticate.
Questa mattina in Senato ho partecipato alla conferenza stampa per la presentazione del rapporto sui massacri in Sudan di Italians for Darfur.
Insieme a me, Niemat Ahmadi, fondatrice dell’organizzazione internazionale per i diritti umani “Darfur women action” e sopravvissuta al genocidio, Leonardo De Chirico della Chiesa evangelica italiana, Beppe Giulietti, presidente della Federazione della stampa italiana e Antonella Napoli, giornalista e attivista per i diritti umani e presidente di Italians for Darfur.
Una fotografia preoccupante quella che questo rapporto ci consegna: nuovi bombardamenti che in tre settimane hanno causato 25 mila nuovi sfollati e centinaia di vittime, la ripresa degli stupri di massa in Darfur, usati come arma di guerra, e l’escalation della repressione contro la libertà di stampa in tutto il Sudan.
Si tratta di un dramma che ci riguarda tutti perché ciascuno di noi ha la possibilità di fare qualcosa, di influire in qualche modo: c’è bisogno di dare voce e luce a queste periferie del Mondo, oscurate e, anche per questo, spesso dimenticate.
Lo possono fare i nostri ragazzi con un tweet o la condivisione di un post o un video sui social media, loro che hanno la stessa età della maggior parte dei combattenti del conflitto in Darfur, ragazzi nati con un’arma in mano, orfani di genitori e derubati dell’infanzia.
Lo possono e lo devono fare i giornalisti, raccontando quello che succede, e scegliendo – come ha detto lo stesso Beppe Giulietti- le parole “giuste” per farlo; perché le parole siano non uno strumento di odio ma uno strumento di ponte, di rete. E devono farlo non solo oggi, ma anche domani e tutti giorni seguenti finchè queste violenze non avranno fine.
Hanno il compito di farlo i rappresentanti della politica e delle istituzioni. E’ in questa mia veste che rivolgo un appello al Governo italiano e all’Europa, che la scorsa settimana ha previsto lo stanziamento di 100 milioni di euro per arginare i nuovi flussi migratori dall’Africa sub – sahariana. A fronte della decisione della Commissione europea di questo importante stanziamento di fondi per controllare i profughi che fuggono dal Corno d’Africa – come previsto da un accordo sancito nel novembre 2015 a Malta, il cosiddetto ‘Piano d’Azione’ di La Valletta, chiedo che l’Ue – che attraverso l’alto rappresentante della Politica estera europea Federica Mogherini ha espresso preoccupazione per i conflitti in corso in Sudan, chieda l’impegno a Khartoum a riprendere i colloqui di pace per cercare di raggiungere un accordo che ponga fine alle crisi nel Sud Kordofan, nel Blue Nile e in Darfur e a garantire la fine delle violazioni dei diritti umani. L’Ue, ma anche l’Italia, forti degli aiuti gia’ stanziati per rafforzare la cooperazione nella aree di comune interesse, possono avere un ruolo importante per la pacifacazione nel Paese.
Diamo voce ora, agiamo subito.